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Francesco Rossi Fotografo | Leaf

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La Mia Borsa

C’è un sito fighissimo in rete, si chiama Bagzine. Fateci un giro.
Su Bagzine hanno l’abitudine di raccontare i fotografi prendendo come pretesto il contenuto delle loro borse. L’idea è geniale, perché molti fotografi hanno un rapporto un po’ morboso con la loro attrezzatura. Ci sono gli impallinati della tecnologia, ci sono quelli a cui non frega nulla dell’attrezzatura e poi ci sono tutti i gradi intermedi tra questi estremi. Ma tutti noi fotografi siamo accomunati da una cosa: dobbiamo passare un bel po’ di tempo con la nostra macchina fotografica in mano. Perciò è vitale che l’attrezzatura soddisfi a pieno le nostre necessità, e ognuno, manco a dirlo, ha le sue. Va da sé che sbirciare nelle borse degli altri  sia un’attività molto interessante, per svariate ragioni:

  • E’ pornografia fotografica all’ennesima potenza. E le statistiche confermano che la pornografia piace a (quasi) tutti.
  • L’attrezzatura ci dice un sacco sull’approccio alla fotografia del suo proprietario.
  • C’è sempre qualcuno che ha affrontato il tuo stesso problema e l’ha risolto in modo più brillante di te. Quindi dalle borse degli altri possono uscire fuori soluzioni a cui non avevi pensato.
  • Ognuno ha le sue fisime e queste trovano la loro massima espressione nel momento in cui mettiamo l’attrezzatura in borsa. La scelta dell’attrezzatura non solo ci parla di come fotografiamo, ma ci racconta un pochino anche come siamo. Quindi c’è pure una dimensione vagamente voyeuristica nel curiosare nelle borse degli altri che, si sa, non guasta mai.

Allora ho pensato di fare un post che parlasse della mia borsa, o meglio, delle mie borse, visto che:

  • Mi occupo di cose anche molto diverse, perciò devo portarmi dietro lenti diverse a seconda di quello che devo fotografare.
  • Qualche mese fa, facendo ordine in studio, ho scoperto con orrore di avere 12, D-O-D-I-C-I, borse. Credo che questo sia accaduto perché, nonostante gli svariati tentativi fatti negli ultimi 9 anni, non sono riuscito a trovare la borsa perfetta. La mia personalissima conclusione è che la borsa perfetta non esiste. E così mi ritrovo più borse di quelle che si possono trovare in una boutique di Luis Vuitton.

Borsa o Zaino?

Partiamo parlando del contenitore.
La prima domanda che ci dobbiamo porre è: Zaino o Borsa? La risposta ovviamente è: Dipende.

Per quanto mi riguarda vince la borsa a mani basse, perché mi permette di lavorare più velocemente in tutte le situazioni. Ovvio che qui dipende da come siete abituati a lavorare e in quali tipi di ambienti vi state muovendo. La borsa a tracolla permette di cambiare le lenti rapidamente, senza doverla appoggiare a terra, e di passare un po’ più inosservati (se avete l’accortezza di sceglierne una non troppo tecnica).

Lo zaino invece è la scelta migliore se avete bisogno di portarvi dietro molte lenti (e quindi molto peso), se dovete camminare a lungo, e se avete la possibilità di lavorare con calma, dimenticandovelo in un angolo della stanza ed andandolo a cercare solo quando vi serve qualcosa.
Va da sè che con lo zaino, specie se enorme e supertecnico, l’effetto fotoamatore in gita è assicurato. Ed in certi contesti, come ad esempio in viaggio, è molto meglio sembrare un vagabondo pulcioso che un turista rimbombato con un sacco di attrezzatura costosa sulle spalle.
Per sembrare un vagabondo pulcioso il top è prendere lo zaino non fotografico (o la borsa) più schifoso che avete in casa e metterci dentro le imbottiture che trovate su Amazon per pochi euro.
Una soluzione ancora più fricchettona (e quindi pulciosissima) è di lasciare le lenti libere nello zaino schifoso. Se avete paura che le lenti si rovinio sbattendo tra loro, mettetele dentro ad un calzino. Test di laboratorio confermano che i calzettoni invernali sono a prova di bomba, ma se non prevedete di affrontare scenari di guerra i fantasmini andranno più che bene.

Ora che abbiamo parlato del contenitore passiamo al contenuto:

Borsa #1 – Matrimoni

Questa è la mia borsa standard, che uso per matrimoni e reportage poco articolati (in termini di situazioni fotografiche, come ad esempio questo).
Cerco di stare sempre leggero, perché in queste situazioni la borsa devi tenerla addosso anche 10 ore, quindi ho dovuto fare delle rinunce molto dolorose per quanto riguarda le lenti (ciao ciao 16-35).

In borsa abbiamo:

  • Sony A9
  • Sony A7R2
  • Sony FE 24-70mm f/4 ZA OSS Vario Tessar T*
  • Sony FE 85mm f/1.8
  • Zeiss Batis 25mm f/2
  • Sony FE 35mm f/2.8 ZA Sonnar T*
  • Voigtlander Super Wide-Heliar 15mm f/4.5 Aspherical II (Attacco Leica M)
  • Canon Speedlite 430EX II
  • Ibuprofene
  • Batterie varie
  • Cavo flash
  • Schede di memoria
  • Pompetta per pulizia sensore

In sostanza il grosso del lavoro lo faccio con il 24-70 che, nonostante quello che si legge in rete, ha una qualità più che sufficiente per questo genere di servizi(non dissimile dal Canon EF 24-105mm f/4 L IS USM). Il vantaggio di questa lente sta nelle dimensioni ridottissime (per uno zoom standard). Quando è buio monto il 25 f/2 e l’85 f/1.8, perché sono fissato con la luce ambiente.
Col Voightlander invece lavoro praticamente sempre in iperfocale, quando ci sono azioni concitate e devo stare molto vicino ai soggetti. Il 35 invece è di troppo, ma è così piccolo che è un peccato lasciarlo a casa.
Al momento l’85 lo uso su A7R2 in crop mode (si arriva a 135 mm come focale equivalente), quando ho bisogno di qualche millimetro in più, ma prima o poi dovrò prendermi quest’affare qua: Zeiss Batis 135mm f/2.8, o qualcosa di simile.

Borsa #2 – Reportage

Questa è la borsa per lavori molto strutturati, con una grande varietà di situazioni da fotografare (come Con i Lupi alla Porta):

  • Sony A9
  • Sony A7R2
  • Sony FE 24-70mm f/4 ZA OSS Vario Tessar T*
  • Sony FE 85mm f/1.8
  • Zeiss Batis 25mm f/2
  • Sony FE 35mm f/2.8 ZA Sonnar T*
  • Sony FE 16-35mm f/4 ZA OSS Vario Tessar T*
  • Sony FE 70-200 f/4 G OSS
  • Canon Speedlite 430EX II
  • Ibuprofene
  • Batterie varie
  • Cavo flash
  • Schede di memoria
  • Pompetta per pulizia sensore
  • Treppiede Manfrotto BeFree
  • Registratore per interviste
  • Drone DJI Spark (se c’è spazio o ho un assistente DJI Phantom 3 Professional)
  • Smartphone con app per tracking GPS (per taggare le foto e non dover prendere appunti)

Diciamo che questa è una borsa “media”, poi si leva o si aggiunge materiale a seconda delle condizioni.
Anche in questo caso valgono tutte le considerazioni fatte sopra. In più qui abbiamo un tele come si deve, lo zoom ultra wide e il drone, che permette di realizzare immagini molto descrittive ed è utilissimo in tantissime situazioni (quando può volare e c’è luce sufficiente).
Anche se sembro carico come uno sherpa, in realtà l’attrezzatura Sony è veramente “tascabile”, rispetto ad esempio al corredo che avevo quando usavo Canon.

Borsa #3 – Viaggio

Questo è il mio setup più minimale, lo uso per lavori come Different Trains, quando so che sarò sempre piuttosto vicino ai soggetti e quindi non voglio intimidirli, voglio passare relativamente inosservato, voglio muovermi agevolmente e/o non voglio pensare troppo all’attrezzatura.

  • Sony A7s
  • Sony FE 35mm f/2.8 ZA Sonnar T*
  • Voigtlander Super Wide-Heliar 15mm f/4.5 Aspherical II (Attacco Leica M
  • Olympus OM-System Zuiko MC Auto-W 24 mm f/ 2.8 Lens
  • Ibuprofene
  • Batterie varie
  • Schede di memoria
  • Pompetta per pulizia sensore
  • Smartphone con app per tracking GPS (per taggare le foto e non dover prendere appunti)

Può accadere che butti nello zaino dei vestiti pure il 24-70, come semplice backup oppure per avere qualche millimetro in più in caso di necessità, e un corpo di riserva (fino a qualche tempo fa avevo una Sony NEX 6 per questo) oltre al flash ovviamente. Nota di merito per l’app per il tracking GPS, che in viaggio è preziosa.
Per un progetto come il primo capitolo di Different Trains, durante il quale ho passato un mese sui treni, da Lubiana a Patrasso, con lo zaino sempre in spalla, viaggiare leggeri è indispensabile.

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